Ci manca la “Stalla” per favorire la socializzazione, per creare armonia , spirito di squadra per superare la crisi.

27.03.2014 11:42

Ci manca la “Stalla” per favorire la socializzazione, per creare armonia , spirito di squadra per superare la crisi.

Mancano a Sassuolo luoghi dove socializzare e si è perso il contatto umano sostituito dalla tecnologia e televisione. Invece di socializzare anche grazie alla tecnologia si socializza essenzialmente senza il contatto fisico, in completa solitudine , chiusi in casa o in ufficio.
Pochissime persone stabiliscono un dialogo con delle persone NUOVE, anzi hanno paura di parlare e confrontarsi con la propria faccia.
Oggi dunque abbiamo tante alternative/forme per socializzare, ma manca la più importante, LA STALLA.
La stalla rappresentava,  per un lungo periodo dell’anno, il luogo ideale per i rapporti sociali; infatti, durante le sere d’inverno, nelle stalle più grandi si andava a veglia  per stare in compagnia e al caldo, grazie al calore emanato dagli animali e a quello umano. Qui i bambini  giocavano assieme sorvegliati da tutti, chi riparava gli attrezzi o gli oggetti domestici , chi filava o ricamava e chi cantava.
In queste serate si intrecciavano rapporti di condivisione ,mantenimento e gestione dei tempi e degli spazi così, spesso, qualcuno raccontava storie o commentava gli avvenimenti di attualità, comunque tutti trascorrevano ore serene in produttività condivisa ed armoniosa.
Importantissima nella Cultura contadina è stata la stalla. Questo ambiente ospitava gli animali indispensabili ai lavori più pesanti della campagna, era fonte di alimenti, di concimi ecc., quindi indice di benessere, come testimoniato dal detto “dalla greppia dipende la ricchezza del contadino”.
Soltanto con l’aiuto degli animali della stalla era possibile lavorare con profitto la terra. L’addetto alla stalla era il bovaro (buèr) che si occupava di tener tutto in ordine, di fornire acqua e cibo agli animali, di aggiogarli al carro agricolo e via dicendo: si trattava di un lavoro faticoso che non contemplava ferie.
L’unico giorno di vacanza era quello dedicato a Sant’Antonio, protettore degli animali.
In quella giornata gli animali non lavoravano, venivano nutriti meglio del solito, spazzolati, infiocchettati e portati davanti alla chiesa, per essere benedetti dal parroco. Anche i contadini e i bovari facevano festa.
Nella stalla si può affermare che si faceva cultura con  l'insieme delle pratiche tradizionali condivise dagli abitanti della borgata, che sono entrate stabilmente a far parte della sua cultura materiale, orale e simbolica:
• Cultura materiale: dimore rurali, artigianato, vita agricola e montanara;
• Cultura orale: canti delle stagioni, orazioni, insieme ai gesti e alle danze che li accompagnano.
• Cultura simbolica: personaggi mitologici, santi protettori.
Parliamo quindi di una società del passato, in cui la maggior parte della popolazione non era alfabetizzata e svolgeva un'attività agricola di sussistenza.
Durante la stagione autunnale e invernale, caratterizzata da serate lunghe e fredde, era consuetudine per le famiglie contadine trovarsi a casa dell'uno o dell'altro per trascorrere la serata insieme. Ci si riuniva nella stalla, l'unico ambiente sufficientemente ampio e moderatamente riscaldato (dal fiato del bestiame). Ciascun membro della famiglia era dedito alla propria attività: le donne mentre filavano al mulinello oppure con il fuso e la rocca chiacchieravano sottovoce; gli uomini giocavano a carte, in compagnia di un fiasco di vino, o parlavano tra loro per organizzare il lavoro dell'indomani; i bambini giocavano, oppure ascoltavano le storie dei nonni, che spiegavano com'è il mondo attraverso il racconto. I bambini rimanevano finché non arrivava pirò, il sonno.
Dopo che i bambini erano andati a letto cominciava la seconda parte della serata. Uomini e donne si radunavano allo stesso tavolo ed iniziavano a raccontare fatti e pettegolezzi. Alcune volte il capofamiglia invitava un  un cantastorie . In questo caso il cantastorie era il vero protagonista della stalla ed i presenti rimanevano tutti all'ascolto delle immaginifiche storie da lui raccontate
Esisteva in ogni villaggio un narratore di fiabe popolari. I più bravi erano molto considerati e la loro popolarità andava oltre i confini del paese.  Spesso i personaggi raccontati nelle fiabe erano contadini che vivevano avventure in paesi lontani e conoscevano la ricchezza, per poi ripiombare nella miseria, fino all'intervengo magico risolutore. Le favole non avevano solo la funzione di impressionare e intrattenere, ma anche di proiettare i desideri, consci e inconsci, degli spettatori.
Già alla fine dell'Ottocento si iniziò un'opera di raccolta e trascrizione delle fiabe popolari
Nelle stalle e nei cortili venivano cantate una forma di canzoni miste a filastrocche che hanno costituito un vero e proprio genere espressivo. Il vigore e la salacità di certi modi dire, a volte sin troppo schietti per un orecchio suscettibile, fanno comunque del dialetto una componente fondamentale di quel carattere gioviale e produttivo che è la caratteristica riconosciuta all”’Emilia".
Le stalle si sono progressivamente svuotate,ma il loro retaggio e il loro valore riecheggiano nello spirito collaborativo emiliano,che tende ad assopirsi e che riaffiora sicuramente nelle emergenze.
Noi a Sassuolo siamo purtroppo in un contesto in cui mancano sedi e luogo di ritrovo e di socializzazione per i giovani e meno giovani (anziani) , strutture per il tempo libero, come cinema, centri polivalenti, discoteche ( una volta c’era tutto, oggi ci hanno tolto tutto e ci troviamo a vivere una città degradata , irriconoscibile come fiore all’occhiello del distretto ceramico!).
Il problema degli spazi sociali si fa sentire sempre di più a Sassuolo e questa situazione non è più accettabile.
il vero ANTIVIRUS contro la crisi è probabilmente il “socializzare” , “condividere assieme” e affrontare “uniti” (UNIONE FA LA FORZA!), con AMPIO SPIRITO COLLABORATIVO (con sinergia), i problemi congiunturali di questi ultimi anni.
Conto Anch’io a Sassuolo ha quindi inserito nel suo programma per la prossima legislazione il suo massimo impegno per recuperare il concetto di “Stalla” e ci impegniamo a recuperare/ristrutturare un immobile in centro, come ad esempio il Politeama e/o ex questura (in Piazza Piccola), per realizzare un luogo dove sviluppare tutte le forme di socializzazione.
Bisogna aprire una pagina nuova che ricrei fiducia nel rapporto tra le persone, soprattutto in quelle che amministrano la cosa pubblica, che consenta un nuovo inizio, un cambiamento, quindi se i sassolesi lo vorranno Conto Anch’io a Sassuolo è pronto ad assumersi questa responsabilità/ruolo.


Associazione Culturale “ Conto Anch’io a Sassuolo”

PER UNA NUOVA POLITICA, ANCH’IO POSSO DECIDERE
E-Mail: sassuolocontoanchio@libero.it                   Tel. 346-7310852 Fax. 0536-1847553
https://contoanchiosassuolo.webnode.it                             https://comitato-sassuolo.blog.kataweb.it
https://sassuolocontoanchio.wix.com/contoanchiosassuolo

non ci sono cose di destra e di sinistra
ci sono solo cose da fare…

Notizie

15.05.2015 11:31
La valorizzazione del castello di Montegibbio, (come altri edifici storici, Politeama , Piazza...

Tag

La lista dei tag è vuota.