SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO
SICUREZZA SUL POSTO DI LAVORO
Come tutti sappiamo il lavoro è un problema serio che preoccupa, soprattutto in questo paese, moltissime persone sia occupate che disoccupate. Troppe forme contrattuali, costo del lavoro troppo elevato a dispetto dei salari più bassi d Europa, concorrenza sleale e la nascita di molte cooperative “illegali” oltre alla diminuzione di alcune tutele lavorative.
E la sicurezza sul posto di lavoro? Vi siete mai chiesti come poter rafforzare la sicurezza e la prevenzione degli infortuni sui posti di lavoro?
La sicurezza del posto di lavoro è di vitale importanza per i lavoratori e le lavoratrici nonché per le loro rappresentanze. Le disposizioni sulla sicurezza e la prevenzione tutelano i lavoratori ma sono anche regole di indiscussa utilità sociale. Queste norme sono regolate dal Decreto Legislativo 81/08 entrato in vigore dal 15 maggio 2008. Queste norme stabiliscono le misure che le aziende debbono adottare in quanto alla prevenzione di diverse tipologie di rischi tra cui il Rumore, il rischio Incendi, Movimentazione manuale dei carichi e tanti altri rischi correlati alla tipologia di lavoro che si stà svolgendo. Il rischio si ottiene moltiplicando la Probabilità per il Danno. Quali sono le figure che debbono fare rispettare queste norme all’ interno di una fabbrica? In primis il Datore di Lavoro o un suo rappresentante, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi (RSPP) designato dall’ azienda, il Medico Competente e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza(RLS)eletto dai lavoratori. Nelle aziende con più di 15 dipendenti, una volta all’anno il Datore di Lavoro indice la riunione periodica alla quale partecipano tutte le figure sopra menzionate e in cui discutono tutte le problematiche relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. Si analizza il registro degli infortuni e si cercano eventuali soluzioni per migliorare la sicurezza nei vari reparti. Nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti la richiesta della riunione viene inoltrata dal RLS e il Datore di Lavoro non ha l’obbligo di indire la riunione una volta all’anno. Però molte leggi non sempre sono attuabili causa l’instabilità contrattuale dei lavoratori e della lenta burocrazia. Vi faccio un esempio:
Alcuni sistemi di paga ,come il cottimo dove Il termine cottimo indica una modalità di retribuzione del lavoro proporzionale o comunque specificamente riferita alla quantità di prodotto lavorato vale a dire che più si produce e più si viene retribuiti. Questa modalità di pagamento induce il lavoratore ad utilizzare tecniche di lavoro negative dal punto di vista ergonomico e non solo. Si corre il rischio che il lavoratore accetti di lavorare al di sopra delle proprie capacità fisiche e mentali. E’ probabile che evitino di usare gli ausili meccanici a disposizione. E’ essenziale quindi che il sistema economico premiante punti sulla qualità e competenza piuttosto che sulla quantità.
Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi. A questo punto vorrei fare un’ulteriore riflessione. Sono convinto che l’abolizione di fatto dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori farà aumentare in poco tempo gli infortuni sul lavoro, anche mortali, perché i nuovi assunti avranno difficoltà a contestare o a denunciare, pena il licenziamento, le proprie condizioni di lavoro e i sindacati stessi non avranno tra gli iscritti questi precari.
Le conseguenze si vedranno col tempo anche tra i lavoratori a tempo indeterminato che vedranno pericolosamente diminuita la propria forza contrattuale. Questo è il gioco di una politica antipopolare. Le aziende a loro volta tenderanno a non investire in tecnologie, ma ad aumentare lo sfruttamento di manodopera a basso costo e silenziosa, come già sta succedendo con i precari; tutto ciò non farà altro che incrementare ancora di più le diseguaglianze.
Tutto questo è già ben evidente: a morire sono soprattutto lavoratori in nero o di piccole aziende, dove non esiste il sindacato. Nei tre anni di prova le aziende tenderanno a selezionare e stabilizzare quei pochi che, oltre ad essere capaci, saranno anche i meno sindacalizzati e poco politicizzati e tenderanno a lasciare a casa, ad esempio, quelli con condizioni di salute precarie e i lavoratori più critici su condizioni di sicurezza e carichi di lavoro. A mio parere tutto ciò si può considerare una nuova forma di “fascismo discriminatorio” che impoverirà ulteriormente il paese e lascerà la democrazia fuori dai luoghi di lavoro. L’allungamento dell’età della pensione ha fatto aumentare il numero di morti dei lavoratori di una certa età e si tratta di un dato rilevante se si considera che il 23% dei decessi riguarda persone la cui età supera i 65 anni. E intanto abbiamo milioni di giovani disoccupati.
Siamo di fronte a una politica che rema contro il mondo del lavoro e che si giustifica solo con la lontananza dai bisogni reali dei cittadini e dei lavoratori che, di fatto, non hanno rappresentanza in parlamento. Continuiamo a far finta di nulla??? No, bisogna intervenire rapidamente!!
Giovanni Di Lella
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