Per uscire dalla crisi ricominciamo dalle città! Ripartiamo dai territori . Costruiamo le città dei diritti umani

31.12.2013 11:36


Per uscire dalla crisi bisogna ripartire dalla città. La città è il luogo dove più si manifesta gli effetti della crisi epocale che stiamo vivendo. Ed è proprio nella città che le persone e le famiglie cercano le risposte più concrete e immediata ai loro bisogni e alle loro preoccupazioni. Ripartire dalla città vuol dire ripartire dalle persone, dai loro problemi e dalle loro speranze, vuol dire rimettere, come fa la nostra Costituzione, le persone al centro delle attenzioni della politica e delle istituzioni, vuol dire operare in modo che nessuno si senta solo davanti alla crisi. Ripartire dalle città vuol dire rimettere al centro la vita delle nostre comunità locali che devono essere sempre più belle e accoglienti, inclusive, solidali, ospitali, aperte all’incontro e al dialogo e per questo sicure. Ripartire dalla città vuol dire ripensare la vita nella nostra città, le relazioni, la convivenza, la condivisione, i diritti, lo sviluppo umano, il bene comune, la salute, l’ambiente, la qualità della vita. Vuol dire ripensare la città come una comunità educativa riconoscendo il ruolo formativo della politica locale, dell’ambiente urbano, della scuola, dell’associazionismo e del mondo dell’informazione. Vuol dire riscoprire e rigenerare una nuova vita comunitaria. Ripartire dalla città vuol dire investire sulle istituzioni più vicine ai cittadini, sui Comuni, le Province e le Regioni e sulla loro capacità di dare risposte concrete ed efficaci ai bisogni fondamentali delle persone e delle famiglie a partire da quelle che sono più colpite dalla crisi economica e dall’aumento della povertà, dalla perdita del lavoro e dalle drastiche misure finanziarie adottate dai governi. Ripartire dalla città vuol dire ripensare le nostre istituzioni locali, la loro funzione sociale nell’era della globalizzazione e dell’interdipendenza, la loro articolazione, il loro ruolo, i loro compiti, il loro funzionamento, la loro gestione, efficienza ed efficacia. La città rischia di essere travolta dalla crisi e diventare il cuore di nuovi e più acuti conflitti sociali. Già oggi, nelle nostre città sono ampiamente visibili i segni di tante emergenze che diventano ogni giorno più gravi: lavoro, casa, povertà, servizi, inclusione e integrazione sociale, degrado ambientale, accoglienza di profughi, rifugiati e immigrati,... E la pace, che un tempo sembrava un problema degli altri, del mondo, è un bene sempre più minacciato anche nelle nostre comunità. L’impatto della/delle crisi sulla vita nella città è aggravato dalle drastiche misure finanziarie adottate dai governi che hanno compromesso la capacità degli Enti Locali e delle Regioni di fornire risposte concrete ed efficaci alle necessità fondamentali dei cittadini e delle famiglie. Mettere in crisi le istituzioni più vicine ai cittadini vuol dire mettere in crisi le comunità locali, la loro salute, il loro grado di coesione e di convivenza. Bloccare il virus del centralismo che approfitta anche della crisi finanziaria per ridurre ogni spazio di autonomia e diversità è indispensabile se vogliamo che la nostra città possa avere un futuro. Nessuno può pensare di salvare l’Italia colpendo la città e l’ istituzioni che le governa. Per questo è necessario tornare ad investire sulla città, riducendo gli sprechi e le spese militari e riconsegnando agli enti locali le risorse necessarie per assicurare il rispetto dei diritti primari della popolazione. La crisi costituisce una grande sfida ma rappresenta anche una grande occasione per cambiare quello che non va: mala politica, solitudine, esclusione, violenza, ingiustizie, razzismo, intolleranza, privilegi,... Questa profonda crisi di “sistema“  ci impone di cercare prospettive e strategie diverse dai modelli economici e dalla speculazione  finanziaria  che hanno dominato in questi anni. Occorre progettare e praticare modelli di produzione e stili di vita che possano coniugare bene comune, sostenibilità sociale e ambientale, equità e crescita complessiva, non solo economica, delle nostre comunità. Occorre investire nei valori della solidarietà, della corresponsabilità e della sobrietà, sulla qualità delle relazioni sociali, culturali, intellettuali e sulla necessità di uscire dalla schiavitù del consumismo… La crisi deve essere dunque l’occasione per ripensare e riprogettare la vita della città in un mondo che sta cambiando profondamente. L’obiettivo non deve essere dunque solo quello di sfuggire alla morsa della crisi ma di costruire la città dei diritti umani. La città dei diritti umani sono uno spazio pubblico dove vige il principio di libertà, giustizia e uguaglianza scolpito nel primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Nella città dei diritti umani i Sindaci, i Presidenti, gli Assessori e i Consiglieri sono chiamati a prendersi cura della propria “Comunità” e non dei propri interessi o meramente delle istituzioni che rappresentano. Essi hanno la responsabilità primaria di garantire e difendere i diritti fondamentali di tutte le persone che vivono, anche temporaneamente, nella città e di coloro che verranno dopo. Essi hanno la responsabilità di proteggere le persone e in particolare quelle più vulnerabili, le più deboli e le più esposte alle violazioni della dignità e dei fondamentali diritti. Tra queste ci sono innanzitutto i bambini, gli anziani, i disoccupati, i malati e quei cittadini che, dopo essere stati costretti ad abbandonare il proprio paese, chiedono di essere accolti e inclusi nelle nostre comunità. Il mancato rispetto dei diritti umani di alcuni provoca sofferenze, disagio, tensione e insicurezza per tutti. Per questo, promuovere il rispetto di “tutti i diritti umani per tutti” deve essere l’obiettivo principale di chi governa le città dei diritti umani. Lo stile di lavoro deve essere quello della vicinanza, dell’ascolto e dell’accompagnamento, della legalità e della trasparenza. Nella sua agenda politica, ad ogni diritto deve corrispondere un insieme di misure positive da definire e realizzare insieme ai cittadini, alle famiglie e alla società civile responsabile. Nella città dei diritti umani, infatti, c’è una responsabilità per tutti. Per i sindaci, presidenti, assessori, consiglieri e tecnici degli enti locali ma anche per tutti i cittadini che sono chiamati a partecipare attivamente alla vita della comunità. Difficilmente gli uni possono essere efficaci senza un impegno coerente degli altri. La partecipazione dei cittadini, grandi e piccoli, ricchi e poveri, alla vita politica, sociale e culturale della propria città e in particolare alla promozione di “tutti i diritti umani per tutti” deve essere riconosciuta effettivamente come un diritto e un dovere di ciascuno e le istituzioni locali hanno la responsabilità di promuoverla in modo adeguato. La città dei diritti umani sono le città di tutti, dove tutti, anche se provenienti dai posti più lontani del mondo, si sentono a casa propria, riconosciuti, rispettati e valorizzati. La città dei diritti umani hanno le porte aperte perché attraverso di esse “passano non solo i grandi ideali della pace, della cultura, della spiritualità, della bellezza e della speranza, ma passano anche i grandi flussi finanziari, economici, turistici, commerciali che vengono da ogni angolo della terra, che sono capaci di assicurare ai loro abitanti, col lavoro, la sicurezza, dignità sociale ed economica”. La città dei diritti umani hanno il cuore e gli occhi aperti sul mondo. Governi locali e cittadini sanno di vivere in un mondo interdipendente, hanno ben presente qual è il loro ruolo nell’età planetaria, sono consapevoli delle crisi e dei problemi globali che minacciano la vita sul pianeta e del loro grave impatto sulla vita delle comunità locali. Per questo sanno di doversi impegnare nella loro soluzione, adottano misure locali coerenti, operano per costruire un mondo più giusto e pacifico, ripudiano la guerra e investono nella diplomazia delle città, promuovono e organizzano interventi di solidarietà e cooperazione internazionale contro la miseria, le guerre e la violazione dei diritti umani, difendono i beni pubblici globali, sono protagoniste della costruzione politica e sociale di un’Europa solidale e nonviolenta, promuovono la democratizzazione e il rilancio dell’Onu, casa comune dell’umanità, e delle istituzioni internazionali democratiche. Sindaci, i Presidenti, gli Assessori e i Consiglieri che oggi hanno il compito difficile di rispondere per primi alla domanda di giustizia, dignità e diritti che viene da tanti giovani, donne, lavoratori, famiglie e cittadini di tante nazionalità. Ogni città, ogni comune, provincia e regione deve essere un luogo di sperimentazione. Il Coordinamento è lo strumento che consentirà di condividere i problemi, gli sforzi e la ricerca delle soluzioni. uno strumento per rafforzare la capacità di lavorare insieme un luogo e strumento di scambio e valorizzazione delle competenze e delle buone pratiche degli enti locali;; un luogo di riflessione, confronto e progettazione comune; un luogo e strumento di formazione politica sui temi della pace, dei diritti umani e della cooperazione internazionale; un servizio di sostegno all’azione dei Comuni, delle Province e delle Regioni. Per raggiungere questi obiettivi contiamo sulla disponibilità e sensibilità dei tanti politici e funzionari che con generosità e competenza s’impegnano per costruire la pace e i diritti umani a partire dalla propria città e dal proprio territorio. Il futuro delle città è nella cooperazione tra le città. Da qui al 2015 investire sui giovani ed educare i giovani alla giustizia e alla pace, ai diritti umani e alla cittadinanza planetaria democratica; promuovere la realizzazione e il rispetto dei diritti umani nelle nostre città; investire sulla solidarietà, sulla corresponsabilità e sulla costruzione di comunità aperte e inclusive; difendere i beni comuni e promuovere il “ben essere” e il “ben vivere” con nuovi stili di vita; promuovere la cooperazione decentrata e la diplomazia delle città contro la guerra e la povertà; rafforzare il ruolo internazionale delle città e il loro contributo nella soluzione dei problemi globali. Il primo sentimento che deve avere l'uomo di oggi è di essere cittadino del mondo. Non è un'utopia: vedete come la Terra ci cade addosso. Vedete che qualunque fatto capiti in una parte del mondo, la nostra vita privata quotidiana si turba? Ormai viviamo in un mondo dove l'interdipendenza è sempre più stretta. Per questo l'ethos cosmopolitico deve esprimersi in quei soggetti concreti che sono le città. Ogni città è un luogo di sperimentazione. Le diverse culture sono l'una accanto all'altra: che facciamo? Ecco, è qui che si costruisce il nuovo ethos cosmopolitico. Queste culture devono vivere insieme non solo rispettandosi, che è principio illuministico settecentesco, ma conoscendosi e interrogandosi l'una con l'altra nell'attesa di doni nuovi.”

 


Alessandro Rocchi  (Consigliere Associazione Conto Anch’io a Sassuolo)
Associazione Culturale “ Conto Anch’io a Sassuolo”
Sede legale - operativa :
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Tel. 346-7310852 Fax. 0536-1847553
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ci sono solo cose da fare…


 

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